CAPITOLO III
A spasso con la Paura
Un tenero e indifeso topolino dallo sguardo svelto e vispo (A Spasso col Mostro di Julia Donaldson) ci conduce in un bosco buio e frondoso. Ci mostra un percorso, dove si ritroverà ad affrontare una serie di animali, che già se lo figurano, come un buon bocconcino.
Sotto lo sguardo incerto del picchio rosso, il topolino si appresta al lungo percorso, che lo vede allegro e gioioso.
Primo fra tutti, sarà l’incontro con l’astuta volpe, che lo accoglie premurosamente.
Ciao topo, lo sai, la foresta è insidiosa … dai vieni da me che ti offro qualcosa!
Sei molto gentile, ma dico di no: mi vedo per cena con il Gruffalò.
E chi sarà mai?
Ma come, davvero tu non lo sai?
Ha zanne tremende e artigli affilati e denti da mostro di bava bagnati.
Facendo sapere quasi per caso alla volpe, che il Gruffalò,
a cena divora volpe impanata e lo incontrerà proprio lì accanto alla roccia dall’acqua lisciata.
E così, la volpe sparì senza farsi pregare.
Che volpe sciocca, pensate un po’: crede che esista il Gruffalò!
Il secondo imprevedibile incontro, avviene con la lungimirante civetta, che avvicinandosi pensa:
Ma che dolce spuntino! E senza indugiare si fece vicino. Ciao topo, di un po’, stasera sei solo? Ti va una cenetta ….. da prendere al volo?
Anche stavolta il topolino rifiuta, adducendo la scusa di un precedente impegno col Gruffalò.
E chi sarà mai?
Ma come, davvero tu non lo sai?Ha, ginocchia nodose e terribili unghione e un bitorzolo verde in cima al nasone. Lo incontro qui in riva al fiume …. Ah …. E mangia civette con tutte le piume!
E la civetta, spaventata da quella orribile prospettiva, volò via veloce, ignorando che il Gruffalò fosse solo una sua sciocca invenzione.
Proseguendo nel bosco, tutto contento, felice e gioioso, fu tempo del viscido e strisciante serpente, che subito pensò fra sé e sé
Ma guarda quel topo … che cenetta!
Ehi, topo, che fai solo nella foresta? Dai vieni da me, che facciamo una festa!
Sei molto gentile ma dico di no. Mi incontro per cena con il Gruffalò.
E chi sarà mai?
Ma come, davvero tu non lo sai? Ha occhi arancioni e lingua molliccia …… e aculei violacei sulla pelliccia.
Lo incontro qui in riva al laghetto. Ah! E adora i serpenti cotti al funghetto.
Serpenti al funghetto? Per dindirindina!
Così anche il serpente, ignaro della bella menzogna, spaventato dalla possibile triste sorte per l’incontro con un essere tanto agghiacciante, strisciò lontano.
E il topolino se la cava alla grande, superando i suoi predatori in astuzia, lungimiranza e raggiro. Tutto tranquillo e soddisfatto se ne va per la sua strada, ormai certo di aver scampato la brutta sorte.
Ma, quando meno se lo aspetta,
si ritrova davanti un tipo un po’ strano con zanne tremende e artigli affilati e denti da mostro di bava bagnati, ginocchia nodose e terribili unghione e un bitorzolo verde in cima al nasone! E occhi arancioni e lingua molliccia …… e aculei violacei sulla pelliccia.
Aiuto aiuto, si salvi chi può! Ma allora esiste il Gruffalò!
Vi potete immaginare l’angosciante sorpresa.
Per di più, il Gruffalò, più degli altri, si appresta a mangiarlo.
Dopo il primo sgomento, dopo essersi sentito perso, il nostro piccolo amico gli racconta che anche se non sembra, lui è la creatura di cui tutti quanti lì hanno paura e lo sfida ad andare a verificare di persona. Il mostro accetta e partono insieme all’avventura.
E così, questa volta sotto lo sguardo timoroso dello scoiattolo, il topolino compie il percorso inverso con il mostro, incontrando gli animali appena conosciuti, dall’ultimo al primo: il serpente, la civetta, la volpe.
Tutti loro, vedendolo insieme al Gruffalò, realizzano che quel mostro tremendo esiste davvero e non è solo un trucco di sua invenzione, per cui ancor più di prima, fuggono via veloci, nella loro tana.
Alla fine, il Gruffalò sconcertato, non capendo il raggiro, si convince che quegli animali hanno proprio paura di quel topolino apparentemente innocuo.
Ma è stupefacente!
Non sono uno che mente! Lo vedi da te! Qui attorno han tutti paura di me.
Ma ora mi sa che ho una gran fame ….
Che voglia di Gruffalò col Salame!
Gruffalò hai detto? Ehm, scusa, ho un impegno .. E via scappò il mostro, senza ritegno.
E così che il nostro topolino, beato e felice, gustando la sua ghianda, siede fra foglie, fiori e aghi di pino, con farfalle ed insetti liberi di andare:
che bella giornata, com’è dolce la vita!
Questo nostro amico ed il suo viaggio, ci mostrano una condizione umana imprescindibile: la Paura!
La paura di essere piccoli e indifesi, proprio nel momento in cui si deve attraversare il bosco, un mondo pieno di pericoli, insidie, belve pronte a sbranarti! Esattamente ciò che viviamo, quando ci sentiamo ormai grandi e ci svincoliamo finalmente dai nostri genitori, per sperimentarci nel mondo e poi ….. ci ritroviamo piccini di fronte alla vita e alle mille cose sconosciute.
Nonostante la paura immensa ed un mondo ignoto, molto più grande di te caro piccolo esserino, con astuzia e arguzia impensabili, riesci a superare gli ostacoli. Sicuro di te, inventi, improvvisi, raggiri, proietti un tuo proprio fantasma, un mostro tremendo, che allontana gli animali e le loro cattive intenzioni.
Ma da dove te la sei inventata? Da dove l’hai tirata fuori? Come hai fatto, tu così piccolo e indifeso, a diventare più grande e forte di un gigante?
E’ proprio vero, che i piccini vivono in un mondo tutto loro, pieno di sorprese e ricchezze inattese, che sanno tirar fuori dal cilindro il coniglietto magico, tutto arzillo e morbido!
Non potremmo mai finire di stupirci. Meraviglioso!
E ….. terminato il percorso, quando sembri aver ormai superato gli ostacoli, quando il percorso appare ormai liscio, la giornata limpida e bella, inaspettatamente sopraggiunge l’impedimento più grande, l’inatteso, la tua proiezione si materializza, ciò che temevi più al mondo esiste davvero, non è solo una tua invenzione.
Il mostro esiste! Eccolo lì, in tutto il suo orrore.
Allora sì, c’è da tremare! Che spavento, disorientamento, terrore. Facevi bene ad avere paura, a trattenerti, ad essere timorato di dio, il Gruffalò c’è ed è lì di fronte a te, ha fame e ti vuol mangiare col pane.
Ed è esattamente come te lo immaginavi, con quelle ginocchia nodose, con quegli artigli affilati, gli occhi arancioni dalla cattiveria, la lingua penzoloni, salivante dal desiderio di mangiarti e tutti quegli aculei violacei assurdi sulla pelliccia.
E’ tremendo! Che mostruosità! E’ brutto! Che paura! Panico! Ma com’è possibile, tutto questo?
Ora sei proprio in un bel guaio! Un guaio serio, serio. Che orrore, che terrore, stavolta non c’è uscita! Come si fa? Da che parte si va? Ora chi viene a salvarti?
In fin dei conti ti sta bene, chi credi di essere? Stupido! Chi pensavi di essere, per poter sfidare tutti quanti, per credere di attraversare il bosco tranquillamente? Come potevi anche solo pensare, di poter fare di testa tua?
Tu sei piccolo, sciocco e insignificante. Non l’avevi ancora capito? Non ascolti mai, fai sempre di testa tua! Ti sei montato la testa e ora guarda lì. Ma come pensavi di cavartela, da solo? Lo vedi? Lo vedi in che guaio ti sei cacciato?
Ti sta bene. Sì, ti sta proprio bene, ora vedrai! Così, impari davvero stavolta!
Che insolente, presuntuoso! Piccolo, insignificante marmocchio!
Questa volta, aiuto davvero! Voglio vedere, da dove lo tiri fuori il coniglio stavolta!
E … oplà, dopo il primo momento di panico, di smarrimento, giocosamente e gioiosamente, ancora ci hai stupito, ci hai fatto ricredere anche stavolta. Ancora, hai tirato fuori da quel cilindro dei magnifici trucchi. Che stupore! Che magia!
Hai applicato lo stesso bello scherzo, anche al mostro. Utilizzando i semi della paura, sparsi argutamente al cospetto degli animali incontrati nel bosco, ne sei uscito.
E’ incredibile, quanto ingegno!
Hai utilizzato la proiezione delle paure degli animali, per far fuggire la tua paura, quel mostro incarnato.
E’ un gioco di spavento! Del resto ai bambini come te, spesso piace giocare con la paura, spaventare e spaventarsi.
E’ un gioco di incontro e scontro fra colossi. Alla fine vince chi, nonostante il terrore, sta lì fermo senza indietreggiare. Alla fine tutti hanno creduto a ciò che tu piccolo topolino vuoi far credere, alimentando i loro timori di essere a loro volta divorati.
Tutti questi esseri, non s’incontrano proprio! Si relazionano unicamente in base alle rispettive proiezioni che il topolino svela, alimentandole a proprio favore.
Tu caro topolino, sei riuscito a oltrepassare il bosco da una parte all’altra, per ben due volte, nelle due direzioni opposte, hai mostrato fiducia in te e l’hai messa a frutto, elaborando delle strategie ingegnose, utilizzando come risorsa la tua stessa paura.
Hai vinto, a discapito di tutte le raccomandazioni, le indicazioni, i suggerimenti, gli ammonimenti ricevuti. Tu piccolo, senza senno, senza arte né parte, ribelle marmocchio, inutile zecca della società, tu avevi una gran forza, ce l’hai fatta, avevi ragione. Non ti sei piegato e hai mostrato di meritarlo. Tu sei!
Questa è la tua risorsa. Questa è la tua e la nostra grande risorsa!
Affrontare la nostra paura e andare a spasso con essa, come se fosse la nostra migliore amica, trattare la fragilità con delicatezza e rispetto. Nel momento in cui viene conosciuta e compresa, diventa la nostra forza, l’arma segreta, che elimina gli ostacoli non con violenza, ma con gioco e spavalderia.
Come una giocoleria, una maginetteria, con una leggerezza incredibilmente aerea, quasi insostenibile, hai abilmente affrontato la vita, vincendo su essa.
Nel nostro scrigno vi sono tante paure, sono naturali e sane. La paura è protettiva, emerge proprio in risposta a dei pericoli e ci prepara ad attaccare o fuggire. Ci allerta, rendendoci vigili e pronti ad escogitare i giusti rimedi.
Per di più noi adulti, nel nostro ambiente così culturalizzato, abbiamo creato una serie infinita di supposti pericoli, non tanto per la vita, quanto per la psiche propria e altrui, rischi per il senso di continuità del sé, della personalità, delle relazioni. Sono emerse paure sottilmente invisibili e misteriose, nascoste nel fondo del fondo di noi. Un vero mistero, un vero rompicapo!
Non di meno, queste nuove prove, questi invisibili ostacoli, ci forniscono anche punti di svolta per la propria crescita. Sono bivi e sono passaggi, scalini per la propria vita. Si può rimanere fermi, si può scendere o si può salire. Con prospettive e risultati ben diversi, per ciascuna possibilità.
Di sicuro noi non dobbiamo attraversare il bosco o la savana, piena di fiere o ambienti sconnessi, ma dobbiamo affrontare la realizzazione di noi e delle nostre capacità, cognitive, emotive, prassiche, in un ambiente assai competitivo, richiedente, necessitante, artificiale.
Ci scontriamo continuamente con l’immagine di noi stessi, nostra e degli altri, con le aspettative, con le fantasie, i desideri, le proiezioni, le ombre, le ombre nascoste nel buio delle nostre spalle. Un’infinita serie di psicobelve, pronte a sbranarci, impedendoci di vivere.
Ma, mentre gli animali in natura non possono vivere se malati, difettosi, privi di autonomia, l’uomo può farlo. Noi possiamo sopravvivere e vivere anche se malati, in difficoltà, fragili, soli, spaventati!
Gli animali devono andare avanti, pena la vita. Noi possiamo anche fermarci su quello scalino o addirittura scendere di qualche metro! Nessuno ci sbranerà, non perderemo il dominio sul territorio.
Che differenza fa? La scalata è veramente lunga, faticosa, infinita! Impensabile arrivare in cima! L’importante è il percorso, in definitiva un po’ siamo saliti. E così, ci accontentiamo.
In questo intermezzo la paura nutre sé stessa, può diventare così grande e potente da farci arretrare sempre più, scendere, scendere e poi scendere ancora, fino a farci ritornare al punto di partenza. Tanta strada per nulla!
Una paura divorante a tal punto fino a farci nascondere, vergognare, umiliare, bloccare, impedendoci di vivere nelle nostre naturali disposizioni, privandoci della possibilità di arrivare in alto, lassù, in cima alla meta! Impedendoci di volare via, secondo i nostri più elevati desideri.
Perché no? Perché non dovremmo arrivarci? Chi l’ha detto? La vita non è una valle di lacrime! Noi, possiamo volare!
Allora, non possiamo che prendere per mano queste stesse paure, le nostre amiche, compagne di viaggio, che ci ricordano il peso e l’importanza dei nostri compiti, aiutandoci a calibrarle meglio, a non sminuirle e a prendere atto di noi stessi e delle nostre risorse.
Siamo topolini piccoli e un po’ indifesi, ma siamo anche abili giocolieri, capaci di utilizzare le nostre risorse, portando a spasso per il bosco un mostro, che sta dentro di noi, ancora prima che fuori.
La sua proiezione, la sua realizzazione diventerà il nostro tesoro, la trasformazione di un timore che anziché agirci, rendendoci passivi, ci sosterrà nella crescita e nella fiducia in noi.
L’astuta volpe, la lungimirante civetta, lo strisciante serpente, sono fuggiti nelle loro tane, mentre tu, coraggioso topolino pur essendo piccolo e senza armi, hai proseguito il tuo cammino, trovando in te, la forza per affrontare il te stesso nascosto, diventato materia!
Anziché fuggire dalle tue ombre terrificanti, le hai affrontate con astuzia, lungimiranza e manipolazione, esattamente come coloro che volevano mangiarti.
Permettimi mia cara piccina, mia tenera topolina, di tenerti a mio fianco e camminare lungo il sentiero della vita, l’uno accanto all’altro, come compagne inscindibili.
Mi rendo conto sai, che dall’alto della razionalità e dell’adultità, spesso ho creduto di esserti di gran lunga superiore, di sapere io come va il mondo, di dover guidare la carretta. Di sapere io e solo io, come affrontare il bosco buio e frondoso.
Non volevo ascoltare la tua voce, le tue grida, le tue paure nascoste nel buio, i tuoi timori, tanto meno le tue idee, le tue soluzioni. Non ti vedevo e non ti volevo vedere. Ti ho lasciata per tanto tempo, marcire sulla banchina di un porto, facendoti pressione perché non ti facessi venire strane idee in testa. Lasciandoti credere che avresti dovuto essere bella, alta, forte e gialla come il sole!
Frenando ogni tuo entusiasmo, facendoti credere che non valessi molto, che il tuo destino fosse quello e niente più, ti ho convinto di non poter chiedere, né osare oltre. Ti ho repressa, esattamente come una principessa (M. Graad), un giorno ti chiuse dentro un baule per tanto tanto tempo, fino a dimenticarsi di te!
Ora e solo ora mi rendo conto, comprendo di aver fatto tutto questo perché avevo paura di te, sì di te, piccola topolina. Mi spaventavi, perché tu sei piena di vitalità, di gioia, di domande, curiosità e continui a saltare, a muoverti, a parlare, a guardare, a capire con quei tuoi occhietti rumorosamente silenziosi. Traboccante di emozioni di ogni tipo: la paura del buio, degli sconosciuti, del fuoco, dei lampi, del temporale, del papà, della maestra, di Gesù, del tuo compagno preferito, della zia, degli animali feroci, delle vespe e …………….. la gioia per un sorriso inatteso, per uno sguardo d’intesa, per una carezza rubata, per un tenero bacetto, per una nuova amicizia, per un giocattolo tanto desiderato, per una frase imprevista ……….. la rabbia per essere stati dimenticati, calpestati, umiliati, depredati, derubati, maltrattati, picchiati ingiustamente, inascoltati, pressati, travolti ……….. la tristezza di un mondo immenso e inaffrontabile, di uno sguardo triste, di un momento incomprensibile, di un’assenza intollerabile, di un rifiuto predatorio, di una lacrima pressante …….
Tu che continuavi a saltarmi addosso, a chiedere baci e abbracci, a piangere e poi ancora piangere, a piagnucolare, a ridere così rumorosamente, ad urlare, a lamentarti a sorridere e a fissarmi, chiedere e poi chiedere ancora, aspettandoti mille cose. Tu con un bisogno immenso, mai colmabile, con un amore infinito. Tu!
Tu eri scomoda, incalzante, invadente, fastidiosa, ingombrante, coccolona, esigente, amabile, stancante, impegnativa. Tutto questo, mi spaventava a morte, mi rallentava, mi rendeva meno accettabile, meno lesta, meno efficace, deludente sostanzialmente.
Tutto questo mi faceva sentire incapace, non sapevo proprio da che parte prenderti! Non avevo risorse, mi sentivo terra bruciata.
Oltretutto, io dovevo fare le cose serie, dovevo portare avanti i progetti, gli impegni, la realizzazione di noi due. Io dovevo fare la grande, la dura, l’adulta, non potevo pensare a tutte queste sciocchezze. Gli altri non me lo perdonavano, non me lo permettevano! Io, non me lo permettevo!
Dunque ….. Non c’era spazio per te!
Ci sono mille preoccupazioni, mille impegni e cose da fare, non si può pensare alle piccolezze. Del resto, te l’ho detto tante volte di mettere la testa a posto, di ascoltarmi, di ubbidirmi, di venirmi dietro, ma tu niente, niente di niente, facevi sempre come ti pareva!
E dunque, non c’era spazio per te!
Dall’alto della mia forza, è stato semplice chiuderti lì, in quel piccolo mondo, in quella tana, fatta da piccole pareti, sotto terra, dove nessuno poteva vederti né sentirti, dove pensavo tu fossi finalmente ammaestrata a dovere, ridimensionata, ammansuetita.
E che diamine, del resto sono adulta ormai e non posso certo disperdermi in certe piccole cose, in questi infantilismi, in sentimentalismi inutili e sciocchi!
Ma anche stavolta, quando mi sentivo ormai sicura, nei confini noti di una banchina affacciata sul mare, fiera, soddisfatta dei risultati in divenire … eccoti lì ….. quando meno me lo aspettavo, sei rispuntata fuori, come un turbine, mi hai travolto!
La tua paura mi ha confusa, disorientata, bloccata. Le mie gambe tremavano, mi sono passati mille pensieri, mille impossibilità, impedimenti di ogni genere e sorta, fantasmi orribili. Questa volta ero io a voler fuggire dentro una tana e non farmi più vedere e non pensare neanche di muovere un passo in più, oltre quello consentito.
Ma che succede?
La tua paura mi ha scombinato, mi ha raggirato facendomi fuggire in preda all’orrore di un Gruffalò spaventoso!
Che mostro terribile, aiuto aiuto! Non c’è via d’uscita! Voglio solo nascondermi, più in fretta e più lontano possibile! Devo salvarmi.
C’è voluto un po’, ma alla fine ho capito: non è la tua paura che mi ha travolta, raggirata, scombinata, indebolita, ma è la mia paura, la mia e solo mia paura, che parla attraverso di te!
Tu piccola, sei solo il tramite, tu sei così coraggiosa e onesta che non ti nascondi e non puoi che mostrarti per ciò che sei, per ciò che ti succede, per ciò che si muove dentro di te!
Il Gruffalò esiste, è diventato un mostro reale ed io me ne sono fatta spaventare, come se potesse ingoiarmi. Non c’è riparo da lui, non si può sconfiggere né combattere. Lui, è già dentro di me.
Pensavo che relegandolo con te, attribuendolo a te mia piccola bambina, sarebbe scomparso! Ma non è stato così. Era un’illusione! Che sciocchezza!
Che sorpresa e che angoscia! Io c’ho creduto, volevo crederci perché è ciò che temevo. Per quanto mi muova spavalda nel mondo, in realtà ho una gran paura che le belve mi divorino, paura di non essere realmente capace di percorrere il bosco buio e frondoso.
Se ascolto veramente nel fondo di me, se guardo tutto quanto con onestà, so che non c’è porto sicuro, non c’è traguardo raggiunto, non ci sono certezze. Anzi, sento di avere una maschera, di essere fasulla, di mostrare solo una parte di me, lasciando indietro la parte più importante. Sono grande solo in apparenza, forte solo per metà, sapiente a piccole dosi, alla fine tremo come una foglia, come te bambina e più di te, piccolo topolino.
Era proprio a questo, che serviva nasconderti! Eri tu la piccola, quella incapace, indifesa, emotiva, quella sbagliata, che non piace agli altri, che deve mettere la testa a posto, deve ascoltare e mille cose ancora. Tu dovevi cambiare, tu piegarti ai doveri, alle raccomandazioni altrui!
Ma no, non è così! Tu non sei sbagliata! Tu non devi nasconderti, tu non devi mai vergognarti di te!
Sono io ad aver sbagliato. Io a dover capire, io a doverti ritrovare in quel baule, a permetterti di fare il giro del mondo nel vasto mare, a fidarmi del tuo fiuto nell’attraversare il bosco, io devo lasciarti libera di ridere, scherzare, piangere, urlare, ballare, cantare.
Io ti chiedo scusa piccola.
Alla fine, io che dovevo proteggerti e amarti come parte di me, ti ho fatto tutto ciò che ti hanno fatto gli altri e anche di più, rifiutandoti e ferendoti a morte! Ho fatto di te, un fiore che si è allungato fino allo spasmo, fino a ripiegare verso terra, a ritornare esattamente da dove era venuto! Ho voluto vederti come l’immagine del quadro e non come ciò che esattamente sei.
Non so se potrai mai perdonarmi, non so se riuscirai a ritrovare la tua dimensione, non so se riusciremo mai a sostenerci a vicenda, ma adesso so che io non posso fare a meno di te. Senza di te sono sola e abbandonata, una nullità, un sacco vuoto. Una maschera, appunto!
Perché so di essere senza consistenza, se tu non ci sei. Sono solo un personaggio esterno, senza valore, se tu non lo fai vivere, mettendo il tuo brio, la tua dolcezza, le tue speranze, la tua fiducia, la tua paura!
Perdonami, adesso che ti ho ritrovata, non ti lascio più!
Saremo le più grandi amiche, due compagne di viaggio inseparabili. Noi due insieme! Per la vita, con la vita, con amore.
Adesso sono pronta ad andare per il bosco, mia cara topolina!