La mancata sintonizzazione corpo-desiderio-pensiero:
cibo, gioco compulsivo, shopping compulsivo, sesso compulsivo …..
Dott.sa Sabrina Costantini
Vorrei riflettere sul fenomeno frequente eppur inosservato, della quotidiana mancanza di sintonizzazione fra desiderio, pensiero e corpo.
Per capirci, facciamo alcuni esempi. E’ quanto capita quando, nonostante siamo fisiologicamente sazi, continuiamo a riempire a dismisura la bocca, quella che inizia con la cavità orale, prosegue con lo stomaco e finisce con l’intestino.
Oppure quando nonostante la nausea ed il malessere dovuto all’influenza, desideriamo ardentemente mangiare un cibo elaborato, che il corpo non accetterebbe e non sarebbe in grado di digerire. O ancora, quando nonostante la stanchezza ci ostiniamo a protrarre un’attività fisica che non riusciremo a proseguire. Non dimentichiamo poi l’esperienza col fumo e l’alcool o altre droghe, il primo impatto spesso è spiacevole e lo è ancora di più la mattina successiva, quando al risveglio la bocca ha un sapore sgradevole, la lingua impastata, la testa confusa, il corpo gonfio e oltremodo sfinito, ma …. Si continua con l’uso e l’abuso. Vale anche per chi pratica lo sport in modo esasperato, bisognosi di un’endorfina che evita di cadere in depressione. Lo shopping compulsivo a sua volta, è il tentativo di compensare il proprio vuoto, la frustrazione, il bisogno di qualcosa di sconosciuto, con l’acquisto insensato e smodato.
Gli esempi sono veramente tanti. Sono le cosiddette addiction without drugs (Fenichel).
Il punto è che spesso siamo sfasati, fuori fase, cioè desideriamo qualcosa che non è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento: siamo in ansia per un esame e ci mangiamo una scatola di biscotti! Il lavoro è stato stressante e ci beviamo tre drink! Che centra?
E’ evidente lo scollamento, un po’ come se il pensiero non riuscisse a tradurre lo stato emotivo, la condizione corporea e ambientale, che gli permetterebbero di fornire la giusta spiegazione.
Questo scollegamento riguarda spesso il cibo e non è un caso. La nostra è una società che ha una grande impronta orale, è molto regressivizzante (Pizzo, Massignani; Caviglia, Cecere; Costantini 2007, 2008, 2009; Barbaglia). La ritmicità incalzante della quotidianità, la velocità e quantità degli stimoli che ci bombardano continuamente soprattutto con l’avvento della TV ma ancora di più del PC, di internet e di tutti i mezzi che ne permettono il facile accesso, così come console e simili, i telefoni, la rapidità degli spostamenti (dall’auto, ai treni ad elevata velocità, al jet). Siamo invasi e bersagliati di informazioni, cibi, sostanze, parole, suoni, colori, immagini e la loro rapidità non ci offre il tempo e la giusta pausa per rispondere, siamo un po’ come bambini di pochi mesi seduti sul girello, imboccati passivamente. Arrivano tanti stimoli e ci riempiamo, senza avere il tempo di scegliere, dare un peso o di opporsi. Non si stabilisce il tempo né le condizioni per poter elaborarle e quindi integrarle nei due emisferi, che asssurgono a funzioni diverse, semplificando quello destro analogico deputato alle informazioni più di tipo grafico-simbolico, agli stimoli sonori, mentre quello sinistro più logico incentrato sulla logica e sul linguaggio. Lo stesso stimolo abbisogna di un'elaborazione da parte di entrambe gli emisferi, per poter coordinare le informazioni di tipo emotivo, somatiche, attentivo, cognitive, razionali, ecc.
Nel contempo questa scarsa sintonizzazione ha origine proprio nella primissima fase relazionale, in quella orale appunto. E’ fondamentale che la coppia madre-bambino, ma oggi si può dire la triade genitori-bambino siano sintonizzati perché ciascuna triade è unica, ciascun bambino ha un suo specifico mondo ed è organizzato in un modo tutto suo unico e irripetibile. Se la madre ma anche il padre, non sono in grado di leggere i suoi bisogni nei termini dell’oggetto, dei ritmi, della modalità, comincia a crearsi un grande scompenso e una mancata costruzione della sintonizzazione del bambino con sé stesso. Del resto come compare nella classificazione dei disturbi alimentari che hanno inizio dai primissimi mesi (Pizzo, Massignani).
Un buon maternage come esplicitato da Bion, ma anche paternage, non prevede che i genitori debbano sapere cosa fare alla nascita del loro figlio. E’ un processo di apprendimento e di reciproca conoscenza, che deve avvenire nel corso dei primi mesi. Non è necessaria la perfezione, ma sicuramente la cura, l’attenzione e la capacità di autocorrezione lo sono.
Pensiamo al neonato che piange. Di cosa avrà bisogno? Ha fame, sete, ha bisogno di essere cambiato, è stanco, ha male al pancino, è spaventato, c’è qualcosa che lo agita, ha bisogno di essere rassicurato …. ?
La risposta sempre più appropriata, in tempi sempre più brevi arriva dalla capacità progressivamente maggiore di leggere i messaggi del piccolo, unita all’osservazione di tempi, modi, ritmi, di esperienza pregressa con lui e/o con altri bambini, ecc.
Immaginiamo cosa succede se per esempio la madre, anziché tradurre il pianto in incapacità di rilassarsi e addormentarsi, lo interpreta come fame o in ogni caso, utilizza come risposta esclusiva quella del cibo e lo propina ad ogni lamento. Pensiamo ad esempio all’abitudine passata, ma ancora presente in alcuni casi, di dare il succhiotto intriso nello zucchero o nel miele ad ogni pianto. Chiaramente possiede un potente effetto tranquillizzante, ma non corrisponde alla risposta corretta legata a quel bisogno. Quante volte ad esempio si offre una caramella ad un bambino che piange?
Se guardiamo non è la risposta corretta che corrispondente al bisogno emotivo e corporeo, che invece sarebbe quella di essere tranquillizzati, cullati, compresi, ecc. Ma ancor di più, forniamo una risposta indifferenziata, qualunque sia il bisogno, qualunque la causa del pianto, offriamo sempre la stessa risposta: un riempimento orale!
Questa mancata corrispondenza se cronica, crea una grave incapacità successiva di tradurre i propri bisogni e un eccessivo attaccamento a tutto ciò che passa per la nostra bocca. Inoltre, si instaura implicitamente la profonda corrispondenza che stare bene corrisponde ad essere pieni e all’inverso vuoto significa dolore, malessere, tristezza. Ecco che non si impara a stare vuoti, se ne è spaventati e difficilmente si impara a tollerare.
Oralità che abbiamo detto, viene alimentata dalla nostra società così veloce. Pensiamo alla pubblicità per esempio, che come quei genitori, induce un bisogno ed una risposta che non corrispondono alle reali necessità o desideri. Mi vengono in mente gli slogan sui cibi, sulle merendine, sulle bibite gassate, sui cibi precotti e poi all’inverso a tutto ciò che riguarda l’immagine, come profumi, abiti, ecc.
C’è qualcuno che ci suggerisce, imboccandoci di immagini, slogan, musiche che si imprimono nell’inconscio, di quale “risposta” abbiamo bisogno (Kundel et al.; D’Amato). Ricordo infatti che ciò che arriva dallo schermo è per lo più diretto all’emisfero destro, quello analogico ed emotivo, lo stesso attivato nelle fasi iniziali della vita. L’emisfero sinistro, più logico, deputato al pensiero critico e al linguaggio viene eluso dall’effetto ipnotizzante dello schermo. Al livello evolutivo l’emisfero sinistro si sviluppa successivamente, i suoi chiari esempi li abbiamo con l’inizio del linguaggio.
Se i genitori sono capaci di conoscere il proprio figlio e di fornire la risposta appropriata ai bisogni, in termini di azioni, di atteggiamento corporeo ma anche di parole, si crea la giusta sintonia fra bisogni del corpo, desideri, pensiero e comprensione. Se di fronte ad un neonato che piange, l’adulto comprende che il bimbo è stanco ma non riesce ad addormentarsi perché per qualche motivo non è tranquillo, gli parlerà dolcemente, lo cullerà, gli dirà che lo aiuterà a rilassarsi, canterà una canzoncina semplice con un tono basso e caldo, dandogli magari la copertina, il peluche o qualunque oggetto familiare, in modo che lo si aiuti a trovare la giusta rilassatezza del corpo. Il succhiotto con lo zucchero, fornirebbe sicuramente endorfine immediate e un conseguente benessere, ma indotto da qualcosa di esterno come successivamente potrà essere dato da cioccolata, cibo eccessivo, fumo, alcool, droga, sesso in eccesso, shopping compulsivo, ecc.
E’ un circolo vizioso, il bambino non imparerà a comprendere il proprio corpo, i suoi bisogni, emozioni e desideri e l’adulto ricadrà sempre in questo meccanismo orale che si autoalimenta, con conseguenti danni a vari livelli e talvolta con sensi di colpa. Pensiamo ad esempio a chi soffre di disturbi alimentari, per altro accresciuti enormemente in quantità e diversificazione. Non c’è solo l’anoressia e la bulimia (che hanno anticipato il loro insorgere, presentandosi già a 8 anni), ma anche disturbi da alimentazione restrittiva, da rifiuto di cibo, da binge eating, obesità a vari livelli, ecc.
Spesso, i disturbi alimentari, sono accompagnati da una condotta disfunzionale solitaria, chi li adotta si vergogna, sa che sta adottando un comportamento inadatto e si nasconde. Ma non sa perché, si vergogna come se rubasse, ma in realtà la condotta non è vergognosa, ma sicuramente disfunzionale. Ed è estremamente difficile uscirne, perché è un’impronta così antica, così generalizzata, così originaria e automatica, nel senso che origina in una fase dove il pensiero razionale non era ancora sviluppato ed è stata appresa come l’unica possibile e conosciuta, da sembrare impossibile qualunque cambiamento.
Penso anche al giocatore compulsivo (Donadeo). Partendo dal caso più semplice, di chi acquista quotidianamente almeno un “gratta e vinci”, che costa “solo” 1 o 2 euro, non fa che cercare di fornire una risposta alle proprie angosce, alle necessità materiali, ai propri progetti, con un atto irrazionale. Quante reali probabilità ci sono di vincere? E quante che quella vincita, risolva veramente la vita? Quanto l’eventuale vincita o semplicemente l’ebbrezza dell’attimo del grattare, ci riempie rispetto al vuoto o placa effettivamente l’angoscia? Alla fine abbiamo valutato, quanto spendiamo al termine del mese e dell’anno?
Non c’è pensiero razionale nell’atto impulsivo e ripetitivo del gioco patologicos né degli effetti a breve, medio e lungo termine.
Anche il sesso compulsivo segue lo stesso circuito, sfociando non solo nella condotta compulsiva, che lascia esausti, vuoti e insoddisfatti, ma che conduce spesso ad alzare il tiro. Il giocatore aumenta sempre le sue scommesse, il dipendente da sesso aumenta i partner, le situazioni e i contesti, accedendo spesso a situazioni anche rischiose e talvolta non propriamente rispettose, quali la scelta di partner giovani o minorenni, pornografia, situazioni legate alla violenza, ecc.
Quando non si è capaci di sintonizzarsi e comprendere di cosa abbiamo bisogno, oltre alle condotte disfunzionali, capita poi nel corso della vita, che il corpo si ammala, fornendoci una strada (Dethlefsen, Dahlke; Hamer; Pusceddu). Pensiamo ad esempio banalmente alla persona che beve poco, mangia troppo salato o assume abitudini non appropriate, i suoi reni potrebbero produrre piccoli calcoli, che gli forniranno la via del cambiamento in stile di vita. Spesso però, leggiamo le cose in modo meccanico e immediato, apportando dei cambiamento solo momentanei e ricadiamo nel circuito.
E’ importante una visione più critica ma soprattutto più olistica, comprendere quanto siamo in sintonia nei vari aspetti di noi. Nel caso citato forse i calcoli e lo stile di vita originano da una sorta di aggressività e di voracità verso la vita, si mette dentro ciò che è salato, saporito, rifiutandoci di diluirlo, di condividerlo anche ed ecco che dentro di noi si pietrifica qualcosa che non riesce ad essere scambiato in modo fluido, come capita nel concreto alle particelle calcaree e ai sali disciolti nelle urine.
Tutte le condotte prese in esame sono contraddistinte da un impulso cieco, propagato da un emozione e/o un bisogno, senza la reale lettura della risposta appropriata!
Questi esempi ci ricordano che è importante farsi delle domande e capire se è necessario che ci sottoponiamo ad un processo di educazione all’armonizzazione, di lettura sui propri bisogni, di accrescere la sintonizzazione con noi stessi.
Sicuramente i sintomi, organici (malattie e disturbi), comportamentali (compulsioni su cibo, acquisti, sesso, ecc.), emotivi (depressione, ansia, tristezza, rabbia cronica), costituiscono sempre un segnale, una spia luminosa che ci ricorda di fare un check up e passare ad un altro livello.
Più che prevenzione si può parlare di promozione ad uno stile emotivo, relazionale, comportamentale che ci permetta di introdurre il pensiero nel quotidiano, fornendo un confine all'azione impulsiva, alla risposta stimolata dall'ambiente.
BIBLIOGRAFIA
Abraham K (1975). Ricerche sul primissimo stadio pregenitale della libido. In Opere, vol. I, Bollati Boringhieri, Torino.
Aiello A. Gli effetti dei mass media e le forme di tel e internet dipendenza. www.garito.it
Bandura A., Ross D., Ross S. (1963). Imitation of film-mediated aggressive models. Journal of Abnormal and Social Psychology, 66, 3-11.
Barbaglia P. Una TV da brivido. Presenza 6, Giugno-Luglio 2003, 2-8.
Caviglia G., Cecere F. (2007). I disturbi del comportamento alimentare. Carocci Faber, Roma.
Cereda A. (2010). Tracce d’Identità modificare il corpo. Costruire il genere. Franco Angeli.
Costantini S. Dipendenze e falsi bisogni, 28/11/07, www.retenuovedipendenze.it.
Costantini S. Cellulare e oralità secondaria, pubblicato il 20/03/08, su www.retenuovedipendenze.it e www.vertici.com/rubriche.
Costantini S. “Il bambino e la TV: tra Tg e cartoni animati”, pubblicato varie parti, rispettivamente il 09/10/09, 19/10/09, 02/11/09, 16/11/09, 30/11/09, 21/12/09 in www.psiconline.it
Costantini S. Cellulare e solitudine, 07/07/08, www.nienteansia.it
Costantini S. Internet quale realtà? Pubblicato contemporaneamente sul sito www.vertici.com/rubriche e www.retenuovedipendenze.it, il 16/04/08.
D’Amato M. Le trasmissioni per i ragazzi nelle TV pubbliche e private. www.guardaingiro.it
Dethlefsen T., Dahlke R. (1986). Malattia e destino: il valore e il messaggio della malattia. Mediterranee, Roma.
Donadeo C. (2014). Gioco d'azzardo e ludopatia. Dal divertimento alla dipendenza. Auditorium ed.
Fenichel O. (1951). Trattato di Psicoanalisi. Astrolabio.
Greenberg, Mitchell (1986). Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica. Il Mulino, Bologna.
Hamer R.G. (1999). Testamento per una nuova medicina.Amici di Dirk, Edicionese de la Nueva Medicina, Spagna.
Hamer R.G. (2004). Introduzuibe alla nuova mediciana. Amici di Dirk, Edicionese de la Nueva Medicina, Spagna.
Kunkel D., Wilson B., Donnerstein E., Blumenthal E., Popper E. (1995). Measuring television violence: the importance of context. Journal of Broadcasting and Electronic Media, 39, 284-291.
Pizzo S., Massignani V. (2014). Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva. Diagnosi, assessment e trattamento. Erikson, Trento.
Pusceddu M. (2013). Il corpo racconta. Psicosomatica e archetico. Persiani Ed.