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25 marzo 2011 5 25 /03 /marzo /2011 08:46

IL BAMBINO E LA TV: TRA TG E CARTONI

Dott.ssa Sabrina Costantini

 

 

 PARTE XIV

Conclusioni

 

Nel dover prendere in esame un tema delicato quale la dipendenza dei minori, abbiamo scelto di soffermarci sulla Tv. Nonostante esistano varie forme di dipendenza assai frequenti e pericolose, quali quella da internet, da cellulare, da play station, la Tv rappresenta la forma più antica e più accettabile di dipendenza, come tale la più pericolosa e inosservata.

Questo strumento infatti, costituisce parte integrante della famiglia da generazioni, rappresenta un passatempo, un divertimento, un diversivo, un “tappa buchi”, un compagno dell’intera giornata, dalla sveglia alla buona notte. Serve per non sentirsi soli, per avere sempre qualcosa da ascoltare o da vedere, qualcosa che distragga e porti via.

Proprio in funzione di ciò, la televisione rappresenta un pericoloso mezzo di dipendenza, non se ne può più far a meno e non ci si rende conto che è realmente così. Di conseguenza non c’è attenzione, tantomeno protezione verso i minori, che vengono lasciati “tranquillamente soli” davanti allo schermo.

L’ottica primaria di questo lavoro infatti, è di tipo preventiva. Ci interessava fornire un panorama più esaustivo possibile, che potesse render conto della necessità di proteggere ed educare i nostri minori lungo il loro processo di crescita, nel modo più equilibrato e sano possibile. Non di meno, ci pare di rilievo iniziare questo lavoro di prevenzione, rivolgendoci primariamente agli adulti (genitori ed insegnanti), alla loro conoscenza e formazione, in direzione di un accudimento maggiormente consapevole e naturale.

I nostri bambini sono il frutto di tutto ciò che mangiano, di ciò che sperimentano, di ciò che vedono, apprendono e la TV è un mezzo altamente ricco di apprendimento-senza controllo. A scuola esistono dei curricoli, degli organi preposti al controllo, più insegnanti che si incrociano nella programmazione della classe, delle assemblee genitori-insegnanti, ecc. L’istruzione è sottoposta a svariati vagli e noi ne siamo parte. Invece, riguardo alla TV, li lasciamo per ore ed ore da soli, nessuno sa cosa entra nel loro mondo, di quale cibo si nutrirà la loro mente ed il loro cuore, cosa accadrà al loro sviluppo emotivo.

Per cui, questa trattazione rappresenta il tentativo di vagliare la natura di questo medium, i vantaggi e gli svantaggi, ma soprattutto i meccanismi attraverso cui l’individuo e ancor più il bambino, ne subisce gli effetti e l’influenza globale. Particolare attenzione è rivolta al problema della violenza, trasmessa nelle sue varie forme, da quella dei TG a quella dei cartoni. Si è quindi cercato di valutare la portata della violenza e dell’aggressività proprio nei cartoni animati o comunque nei programmi per ragazzi, maggiormente vicini al bambino.

La violenza e l’aggressività assorbita è un tema assai importante, costituisce una delle vie di analisi, una delle possibili cause di una serie di disagi, tanto discussi e preoccupanti quali i fenomeni di bullismo, i disturbi d’attenzione con iperattività, le depressioni dell’infanzia, il suicidio, ecc.

Dai vari contributi teorici, abbiamo ben visto quale peso rivestano certi fenomeni nel processo d’apprendimento, quale osservazione, identificazione, attivazione, desensibilizzazione, ecc. In             questo caso, si tratta di un apprendimento per lo più passivo, quindi più che mai efficace e acritico, l’individuo infatti si trova immobilizzato fisicamente e in gran parte cognitivamente nelle sue capacità di giudizio. Come già visto, l’emisfero destro è iperstimolato a discapito del sinistro, quindi entrano una serie di stimoli che vanno ad incidere sul mondo interno, senza che vi si organizzi un pensiero logico e cosciente.

Tutti i processi descritti, valgono anche per l’adulto, ma sono massimamente evidenti e preoccupanti per il minore, in quanto individuo ancora in via di formazione cognitiva, emotiva e sociale, quindi facile e pericoloso bersaglio. Il bambino infatti, per il suo naturale bisogno di punti di riferimento e guida, si avvale in massimo grado di identificazione e imitazione.

Tenendo conto di questi obiettivi, abbiamo articolato il lavoro in una trattazione teorica ed una successiva presentazione della ricerca da noi condotta: un’analisi osservazionale, di una giornata televisiva tipo per bambini.

Ponendoci di fronte al panorama televisivo pomeridiano, il nostro primo obiettivo era descrivere, per poi comprendere e attribuire un senso, a quanto osservato.

Da quanto emerso, in linea con altri autori, abbiamo osservato come il comportamento aggressivo, rappresentasse il tema principale della programmazione televisiva. L’aggressività riscontrata nei cartoni animati, risulta assai più nociva di quella presentata nei Tg, nei film, telefilm, real tv, ecc.

Infatti, i cartoni presi in esame nel nostro campione, sono carichi di aggressività, sia esplicita che implicita. I comportamenti aggressivi, sono risultati molto più rappresentativi e numericamente preponderanti, rispetto a tutti gli altri tipi di condotte, dalle azioni quotidiane alle più stravaganti.

Le condotte aggressive inoltre, sono spesso contemporaneamente espresse sia a livello verbale che comportamentale, rafforzandosi a vicenda, es. all’interno di un pestaggio ci sono ingiurie e minacce, che ne sottolineano la sopraffazione del più forte sul più debole, a tutti i livelli. I comportamenti aggressivi inoltre, sono per lo più di contatto, quindi volti a danneggiare persone e cose (percuotere, picchiare, rompere, ecc.), mentre sono del tutto assenti le sue manifestazioni senza danneggiamento. Come se, la presenza dell’altro e l’effetto sull’altro, fossero fondamentali per questo tipo di comportamento e per il significato che ne assume.

Inoltre, l’aggressività nelle sue forme più implicite, quali svalutazione, ironia, raggiro, ne rappresenta una forma ancora più pericolosa, perché subdola, nascosta e poco riconosciuta nella sua reale natura. La risata, istigata dall’ironia per esempio, induce ad assorbire una forma di aggressività latente, in una veste accettabile, senza reale consapevolezza di ciò che realmente rappresenta. Questa, più di altre forme, va a dimostrare la superiorità e la forza di un individuo sull’altro, piegato da una sudditanza psicologica, sociale, economica, razziale, ecc.

Nel nostro campione, abbiamo visto un esempio altamente rappresentativo di queste forme mascherate di aggressività e violenza, ovvero Barbie Raperonzolo. Questo cartone infatti, rappresenta il rifacimento della fiaba Raperonzolo, propinata in puntate, ammantata di innocenza e di pronta accessibilità. Ma, come abbiamo già detto, la rappresentazione grafica e ancor più filmica delle fiabe, ne alterano profondamente l’effetto ed il significato.

L’esplicitazione visiva dei temi fiabeschi infatti, rende inaccessibile l’ingresso nel simbolico. Nella narrazione, la rabbia ed eventuali forme di aggressività rappresentano una parte delle istanze interne del bambino e dell’adulto, che scisse e proiettate in personaggi diversi, sono resi più accettabili e comprensibili. Nei cartoni invece, l’aggressività è sempre esplicita, distruttiva, denigrante, non lascia spazio per un percorso di crescita e per un incontro di parti costruttive e distruttive. Una parte “distrugge” o vince l’altra, senza spazio di integrazione o mediazione. Non c’è spazio per il simbolismo e per la crescita. Infatti, questo cartone, pur rappresentando una fiaba, in realtà è quello che conta un valore più alto in assoluto, di comportamenti aggressivi.

L’accento non viene posto sulla condizione di Raperonzolo e sui processi messi in atto per superarli, ma sulla strega e sulle sue azioni aggressive, sulla sua “cattiveria”. L’allungamento stesso, attraverso la presentazione in puntate infinite, fa inevitabilmente perdere il senso della fiaba, fruibile in modo immediato e costruttivo, a favore di frustrazione e dipendenza. Questo sembra proprio un esempio chiaro di oggetto e soggetto dei cartoni, non la storia e il suo significato, ma la violenza, l’aggressività e la lotta fra due parti, che deve portare alla vittoria di una delle due a discapito dell’altra.

Parimenti, la componente emotiva rappresentata da questi programmi, si accentra su emozioni quali paura e rabbia, in sintonia con le condotte aggressive, di chi le applica e di chi le subisce. Le emozioni inoltre, sono maggiormente presenti nei cartoni quantitativamente più aggressivi. Questo induce falsamente a supporre, che solo di fronte all’aggressività “si sente qualcosa di forte”, mentre nel benessere e nella serenità, si riscontra una sorta di piattezza emotiva.

Sia emozioni che motivazioni inoltre, non sono ugualmente rappresentate rispetto alle condotte aggressive. Gran parte delle scene aggressive e violente dei programmi per ragazzi, sono fini a sé stesse, senza uno scenario che ne rendano ragione, rafforzando l’impatto dell’aggressività stessa, come se questa fosse la vera protagonista dello “spettacolo”.

Le motivazioni delle condotte aggressive, ricalcano valori improntati al potere personale, alla sopraffazione, al dominio, al controllo e al successo, in linea con la maggior parte dei finali osservati. In tre cartoni inoltre, il finale è rimasto sospeso, con un andamento ed un effetto-attesa, tipico dei serial tv o delle telenovela, mettendo in risalto l’importanza del “legare il telespettatore” a discapito della frustrazione indotta.

La sintonia di motivazione e finale sembra insinuare implicitamente l’idea che, l’aggressività rappresenti un’arma vincente per ottenere quanto desiderato, rafforzando ulteriormente il suo potere.

Vediamo inoltre, una sorta di semplificazione della realtà relazionale ed umana, i personaggi sono stereotipati e rigidamente ristretti in tipologie e le motivazioni sempre chiare, esplicite, talvolta banali. Il bambino non deve fare nessun lavoro per estrapolarle o concettualizzarle, diversamente da quanto accade nella vita quotidiana.

Gli spazi pubblicitari per altro, frequenti e martellanti, rafforzano a loro volta i temi dei cartoni, sia in direzione di un modello narcisistico, improntato al successo e all’esibizione, sia in direzione di un’aggressività espressa nelle due varianti: in modo evidente ed esplosivo oppure in modo manipolatorio, prevaricatore e lesivo.

L’aggressività stessa viene replicata e rinforzata in molti spot pubblicitari, che esaltano direttamente la forza fisica o modelli ritenuti adeguati, vedi ad esempio quelli sui giochi della play station, su personaggi dei cartoni, ecc.

La pubblicità, intercalata dai programmi, esibisce in vetrina un articolarsi di prodotti quali: giochi, programmazione TV, programmazione cinematografica, abiti e accessori per adulti, abiti e accessori per bambini, lotterie e simili, telefonia, ecc. Vediamo bene come la pubblicità veda il bambino come compratore, senza rispetto per ciò che è, per la sua condizione e per gli effetti di ciò che trasmette. Non c’è discriminazione di scene: erotiche, nudi, violenza, fantastiche, personaggi famosi, ecc. Tutto è lecito, all’interno dell’universo mediatico!

Infine ci teniamo a ricordare che, a causa della natura non sperimentale della ricerca e delle dimensioni ridotte del campione, dobbiamo prendere i dati e le conclusioni emerse con le giuste cautele. Comprendiamo i limiti del nostro lavoro, ma ci auguriamo che costituisca solo un primo passo per ulteriori analisi, ricerche e riflessioni. Lo prendiamo come una prima osservazione, un avvicinamento all’oggetto in esame.

Quello che abbiamo visto molto chiaramente è quanto la TV violi l’infanzia, mirando unicamente a coltivare nuovi utenti e compratori. I cartoni animati e i programmi pensati per i minori, non sono rispettosi delle esigenze emotive e delle tappe evolutive. Questo mezzo da in pasto ai bambini brandelli di aggressività e violenza, attraverso i TG, i real TV, spot pubblicitari, ma soprattutto per mezzo di contesti assai vicini al loro mondo, quale i cartoni, senza interrogarsi su cosa possa succedere.

In considerazione di tutto questo, siamo qui proprio per chiederci che ne sarà del bambino, quale effetto sortirà la miscela di violenza assorbita attraverso i cartoni, il TG, gli altri programmi e la pubblicità.

Sempre più evidente appare l’importanza di accompagnare i nostri figli, durante l’uso dei mezzi tecnologici, allo stesso modo in cui li teniamo per mano, quando attraversano la strada. Il nutrimento emotivo, cognitivo e culturale che gli forniamo, li aiuterà ad attraversare il percorso della vita.

Parimenti, dovremmo sostenere e “formare” insegnanti, educatori e genitori stessi, in questo difficile compito evolutivo-educativo, aiutandoli ad attraversare la strada che affianca quella dei nostri ragazzi.

 

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