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9 gennaio 2013 3 09 /01 /gennaio /2013 19:10

Nessuno mai potrà amarti come noi!


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Riflettevo su questa frase.

Nessuno mai potrà amarti come noi!”

 

Un’affermazione che molti genitori ripetono ai loro figli.

E’ capitato anche a voi?

Che effetto vi fa? Come vi suona?

L’effetto è quello di un sapore sinistro, una sorta di anatema. Vorrebbe suonare setoso, avvolgente, caldo e rassicurante, ma non lo è affatto, lascia un’incertezza, un dubbio che taglia le gambe. Una sorta di ricatto d’amore!

Per la verità, ciò che affermano questi genitori è vero, è la sacrosanta verità. Voglio dire che in effetti nessuna persona, coetanea o non, potrà mai amarti nel modo incondizionato in cui ti amano i genitori.

Per quanti errori possano fare i propri genitori, per quanto imbranati e di poca esperienza, però di fatto c’è da dire che la loro attenzione esclusiva, il pensare per, il pensare prima, il preoccuparsi, il dare senza misura né condizioni, è una prerogativa esclusiva del genitore, che nessun altro può e sa ripercorrere.

Questa condizione è la logica conseguenze delle cose, della qualità della relazione stessa, della sua natura e non può che essere così.

Quindi di fatto è vero ciò che affermano i genitori. Il problema nasce nel momento in cui l’affermano.

Questo tipo di relazione, unita ad altre componenti, infatti è la base per la fiducia e la sicurezza in sé, per acquisire la certezza di essere “amabili”. Nel momento in cui tale realtà viene affermata nella fatidica frase o simili, toglie tutta la sicurezza, che dovrebbe fornire questa condizione.

La parola, in questo caso toglie!

E toglie molto. Perché affermare questa condizione innesca una sorta di pagamento, una sorta di richiesta di fedeltà assoluta alla relazione originaria, una sorta di avvertimento circa la pericolosità del mondo, mettendo quindi in dubbio l’amabilità del figlio stesso.

Affermare “Nessuno mai potrà amarti come noi!”, in questi o altri termini, in modo diretto o indiretto, equivale a dire: “Guarda che l’amore che trovi qui con noi, non potrai mai trovarlo fuori, solo noi possiamo amarti (e qui ci sta un mondo di possibili cause), quindi se vai nel mondo non potrai mai essere amato, perderai l’amore, non potrai fidarti di nessuno, ecc.”

Potremmo disquisire per ore su quali possibili significati possa assumere “solo noi possiamo amarti”, ciascun bambino o ragazzo troverà la risposta che più suona con la sua condizione emotiva e relazionale, nonché copionale. Per es. un bambino che si senta sempre rimproverato perché troppo vivace, monello, agitato, ecc., penserà che non potrà essere amato perché si comporta male, perché non sa fare il bravo, ecc. Un altro, rimproverato di essere troppo indipendente, di fare di testa propria, ecc., penserà che non riuscirà ad essere amato perché nessuno, tranne i genitori possono accettare che lui abbia desideri diversi dagli altri. E mille e mille altre possibilità.

La conseguenza di questa frase, quale potrà mai essere?

Potrebbe essere quella di creare figli dipendenti anche in età adulta, figli che si sentono in colpa di andare nel mondo, di realizzarsi, perché questo suona come tradire i genitori, uniche persone che sanno amarli, potrebbe essere quella di dare vita a persone che non si sentiranno mai amate, incapaci di vedere l’amore degli altri, incapaci di cerare davvero una relazione sana e amorevole, ecc. Potrebbe dare frutto anche a persone sfiduciate nel mondo e negli altri, spaventate oltremisura dai pericoli e dalla glacialità della vita.

Insomma, diventa un atto che toglie peso e valore, pienezza alla stabilità dell’amore che è stato effettivamente dato.

Sembra strano … in fondo le parole danno tanto, permettono di scambiare, di chiarirsi, di nutrirsi, di arricchirsi, ma talvolta diventano armi, armi sottili e affilate, che lasciano una traccia indelebile, una ferita che dissangua lentamente senza che il ferito se ne renda conto. Mi fa venire in mente quelle ulcere sanguinolente, che non producono sintomi, la persona si indebolisce, si dissangua lentamente e non sa cosa gli sta capitando.

Così, insieme al sangue, perde pure l’aria, lentamente perde libertà di pensare, di desiderare, di prendersi spazi, decisioni autonomamente, di vivere! E non sa di farlo!

O si spera che un giorno o l’altro si accorga del proprio pallore, del dissanguamento, senta che c’è qualcosa che non va e si tuffi nel mondo e vada a vedere, se davvero davvero non c’è proprio nessuno che possa amarlo.

Sicuramente non c’è nessuno che può amarlo come i suoi genitori, ma c’è qualcuno che può amarlo in un modo diverso e c’è qualcuno da amare, in un modo diverso …..

Fare e basta, senza dare peso a ciò che si fa attraverso le parole, senza pretendere risposte, un controvalore, una fedeltà, un ringraziamento, nutre senza togliere.

Impariamo a vivere, facendo più silenzio dunque!

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