Dott.sa Sabrina Costantini
O mamma mia
ho speso una follia
volevo un Mercedes bianco
lo stereo e il servo sterzo
che sballo
per portarti a Mergellina
la domenica mattina
O mamma mia
ho speso una follia
volevo il televisore gigante
la barca con il motore
ed un'amante
tanto è facile pagare
con un leasing o una cambiale
Che soddisfazione
quanto costa la felicità
che soddisfazione
vivere in questa società
compri quello che ti pare
O mamma mia
facciamo una pazzia
andiamo giù a Sorrento a passeggiare
compriamo un appartamento sul mare
dove ti potrò baciare
nel traffico di Castellammare
Che soddisfazione
quanto costa la felicità
che soddisfazione
vivere in questa società
compri quello che ti pare
Questo il testo di una delle lungimiranti canzoni di Pino Daniele “Che soddisfazione”, del 1991.
E’ tutto molto chiaro, oggi parleremo non di servo sterzo o di stereo, ormai acquisiti e sorpassati, bensì parleremo di Pc di ultima generazione, di iPod, iPad, di palmare, di satellitare, di macchine spinte, di master all’estero, di viaggi dall’altra parte del mondo, week end nelle varie capitali europee, case altamente tecnologizzate, corpi sempre giovani, di una salute ed un’estetica sempre più tecnologica, ecc.
Cambia l’oggetto, ma il risultato non cambia, né il processo. Viviamo proiettati in una logica dell’acquisto, del progresso, dell’agio sempre crescente, dell’usa e getta, del tutto in vendita, ci dicono che serve per incrementare la ricchezza, per mantenere il sistema, per creare lavoro, ce lo dicono da sempre, ma quello che non ci dicono è il risultato finale, quello che si sviluppa quando il sistema collassa su sé.
Un mondo inquinato e artificiale, all’esterno e dentro di noi.
Siamo cresciuti alla ricerca di una soddisfazione fittizia, scovata negli oggetti, acquistati con le carte di credito, concesse con tanta facilità, coi crediti delle banche gentili e generose, con i fidi, le cessioni sullo stipendio, ma la soddisfazione che non esaurisce mai la sua logica, quella dell’acquisto, perché non coincide con quella della psiche e del desiderio profondo, lascia poi posto a falle economico e a fallimenti individuali, nonché sociali profondi.
Ne sono un pratico esempio nazioni come Spagna, Grecia, Italia, dove si è cavalcata prepotentemente questa logica, che lascia oggi le persone indigenti, povere, senza tetto, stupite ed ingannate. In Spagna, i debiti accumulati dai singoli sono inestinguibili. In Grecia, le persone che hanno perso la casa, perché offerte in garanzia, vivono sulle isole pedonali e sui marciapiedi. In Italia sempre più persone impensabili si rivolgono alla Caritas, per i pacchi alimentari, si recano alla mensa dei poveri ….
Senza soddisfazione, senza beni, senza senso, senza futuro ….
La crisi, come sempre non viene mai a caso, ma soprattutto non è solo fonte di disgrazie, è foriera di accrescimento. E’ un momento importante di riflessione, l’opportunità di virare la rotta, di ribaltare l’ottica del consumismo e di una soddisfazione satinata, dei film e delle pubblicità, di un’ottica esterna che induce bisogni inappropriati e fittizi. Viviamo da tempo nell’illusione di cancellare la realtà dei bisogni, del sentire, del tempo che passa, della morte, del limite delle cose, del tempo e dello spazio, cedendo il proprio potere e la responsabilità.
Adesso siamo obbligati tutti a far a meno di qualcosa, a rinunciare a qualche piccolo oggetto, comodità o possibilità e può essere un’esperienza importante, educativa. Forse all’inizio frustrante, ma poi l’opportunità di contattare un vuoto che crea altre possibilità, compresa quella di non aver bisogno di niente altro più di quanto già possediamo, di riscoprire potenzialità interne piene. Solo con l’assenza ci accorgiamo di cosa veramente non possiamo fare a meno, cosa possiede un potere indiscusso per noi!
Prima che ci portino via tutto quanto, proviamo noi stessi a non acquistare a tutti i costi, a non andare sotto in banca, a non usare la carta di credito, a crearci una regola interna, non quella esterna dei saldi, della moda, del rinnovamento esterno, del confronto, dell’induzione …..
Forse possiamo anche evitare di stordirci con una vita virtuale, con farmaci, droghe, con un agire continuo, con idee ossessive, per poterci connettere effettivamente a quanto realmente necessitiamo e desideriamo.
Spesso siamo così frustrati dal dover rinunciare all’ultimo modello di cellulare, all’abito alla moda, agli appuntamenti settimanali in palestra o dal parrucchiere, o dal non poter fare le vacanze, che non ci rendiamo conto di quanto ci costa avere tutto ciò e dell’assenza del loro valore.
Non valorizziamo più nulla ormai, perché quest’abbondanza poco “sudata” apparentemente, ci rende superficiali. Crediamo che “baciarci nel traffico di Castellamare” sia davvero In, perché questa è la moda del momento, ma poi arriva il momento in cui le banche ti espropriano tutto e tu vivi nelle isole pedonali per strada, sentendoti raggirato, inutile, in uno stupore catatonico.
Noi siamo padroni della nostra storia, non espropriamocene lasciandola in potere di un movimento esterno!
Cerchiamoci una soddisfazione maggiormente interna e piena ….